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Un’impronta si definisce corretta se è estesa a tutti gli elementi di riferimento in modo soddisfacente, se il materiale presenta un’idonea adesione in ogni settore del portaimpronte senza stirature e bolle. Queste sono solo alcune delle caratteristiche senza le quali, non si può ottenere da parte dell’odontotecnico, un lavoro di precisione. Oltre a questo, si consideri che come tipo di materiale utilizzato, l’odontotecnico trova meno errori sulle impronte realizzate con siliconi rispetto a quelle in polieteri.

In più una considerazione limitante da farsi dal punto di vista del paziente, è che il calco tradizionale sia un vero e proprio trattamento invasivo da sempre, in quanto spesso conduce a sensazione di soffocamento conati e sapore poco piacevole. Molti pazienti lamentano una condizione di vera e propria forzatura e questo si ripercuote sicuramente sulla struttura dell’ impronta che deve arrivare in laboratorio.

Cosa sta cambiando?

Grazie all’evoluzione tecnologica, con lo scanner intraorale, l’odontoiatra ne introduce la punta all’interno del cavo orale del paziente e facendolo passare intorno ai denti, esegue la presa dell’impronta in digitale in modo davvero semplice veloce e senza disagi..
Quindi il laboratorio direttamente connesso allo studio dentistico, riceverà nell’immediato la ricostruzione virtuale delle impronte potendo iniziare la realizzazione del lavoro.

Anche per i modelli lavorati in digitale attraverso i sistemi CAD/CAM si ha  la certezza di una maggiore precisione e rapidità rispetto ai metodi tradizionali che comunque per tanti casi specifici continuano a prestarsi come valide linee guida di riferimento.

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